Famiglia e mass media
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Autore: Maria Grazia Fanchi
1. Un’attenzione recente
Lo studio della famiglia e delle sue dinamiche si è imposto nelle ricerche sulla comunicazione di massa a partire dalla prima metà degli anni Ottanta, sullo sfondo del passaggio dal ‘paradigma normativo’ al ‘paradigma interpretativo’ (Morley, 1980) (Teorie sociali della comunicazione). Il superamento della teoria degli ‘effetti forti’, cioè l’assunzione di un punto di vista più moderato in merito all’ipotesi della pervasività dei media e della durezza del loro impatto sullo spettatore (Wolf, 1992; Silverstone, 2000), unito all’attenzione sempre più marcata verso i processi di decodifica e comprensione dei messaggi diffusi dagli apparati di comunicazione di massa (Eugeni - Giaccardi, 1995), hanno indotto a spostare l’asse della riflessione dai mass media: dal loro funzionamento, dalle loro connivenze con il sistema economico e con la struttura sociale, dai loro prodotti, allo spettatore (Ricezione). Quest’ultimo è stato dapprima studiato come individuo singolo, con un suo profilo psicologico, con i suoi gusti, predisposizioni, idiosincrasie, poi come soggetto sociale, con uno status, un livello culturale, inserito in una o più reti di relazioni che condizionano il suo modo di rapportarsi ai media. È in questo quadro che si delinea l’attenzione verso la famiglia considerata come il principale gruppo di riferimento per chi fruisce e come il contesto ‘naturale’ dell’atto di consumo (Lindlof, 1987).2. Tre prospettive di studio
Sul tema dei rapporti tra mass media e famiglia si sono succedute tre prospettive di ricerca (Eugeni - Giaccardi, 1995): le ricerche che considerano la famiglia come ‘oggetto’ di rappresentazione e banco di prova su cui testare la veridicità dei messaggi diffusi dai media e la loro forza di persuasione; le ricerche che si occupano della famiglia come ‘luogo’ della fruizione, ambiente fisico e relazionale che ospita il consumo; e le ricerche che trattano la famiglia come ‘soggetto’ di consumo, terminale privilegiato e fruitore attivo dei prodotti mediali.2.1. La famiglia ‘oggetto’ di rappresentazione.
Il primo filone di ricerca è quello che conserva i legami più stretti con il paradigma normativo: il principale nucleo di riflessione è costituito dall’analisi delle influenze che le rappresentazioni mediali (soprattutto quelle della famiglia) esercitano sul dispiegarsi delle routine domestiche. L’idea di fondo è che i mass media entrino in relazione con la famiglia rappresentandola e che quest’ultima sia esposta alla loro influenza e disponibile ad assumere i modelli di vita e di comportamento che essi propongono (Gerbner, 1986). In questo quadro il problema centrale diventa quello di stabilire il grado di corrispondenza tra la realtà e le rappresentazioni della famiglia prodotte e diffuse dagli apparati di comunicazione di massa. Opinione comune a quasi tutte le ricerche (Buonanno, 1985; Casetti-Piotti, 1990) è che i mass media restituiscano un’immagine distorta del nucleo domestico. Da un lato, infatti la standardizzazione delle procedure produttive rende necessaria la semplificazione delle dinamiche familiari e la riduzione della varietà degli intrecci che si sviluppano tra i componenti del nucleo a un numero finito di configurazioni; dall’altro lato, l’esigenza di confezionare un prodotto gradevole e accattivante obbliga a spettacolarizzare la realtà domestica, enfatizzando le svolte eclatanti, i momenti di crisi e di rottura in luogo della ricostruzione delle modalità quotidiane di gestione delle relazioni.
2.2. La famiglia ‘luogo’ di fruizione.
Il secondo filone di ricerca muove dal riconoscimento della crucialità del contesto nelle dinamiche di consumo. La famiglia, terminale privilegiato della comunicazione di massa e luogo naturale del consumo, è considerata responsabile delle forme che le pratiche di fruizione assumono. Le ricerche che si sono cimentate su questo fronte hanno isolato quattro aspetti della struttura familiare che più significativamente intervengono sul consumo dei media: la configurazione spaziale, l’organizzazione economica, la storia e la cultura del nucleo, i legami affettivi e le relazioni tra i componenti della famiglia. I primi due aspetti condizionano principalmente il grado di accessibilità agli apparati di comunicazione di massa: l’ampiezza e l’organizzazione degli spazi domestici unite alle possibilità economiche del nucleo determinano infatti sia la frequenza dei contatti, sia l’intensità d’uso dei media. La storia e la cultura, i legami affettivi e le reti di relazioni che si intrecciano tra i componenti del nucleo domestico definiscono invece il grado di utilizzabilità degli apparati di comunicazione di massa: la famiglia è il luogo dell’apprendistato tecnologico, cioè l’ambiente in cui i soggetti imparano a usufruire dei media, e insieme lo spazio in cui, in prima battuta, vengono impiegate le risorse messe a disposizione dagli apparati di comunicazione di massa (conoscenze, valori, modelli relazionali).
In questo quadro il rapporto tra mass media e nucleo domestico assume una configurazione più complessa: la famiglia non è l’oggetto delle rappresentazioni mediali, né un terminale passivo della comunicazione, ma un agente attivo delle pratiche di consumo.
2.3. La famiglia ‘soggetto’ di consumo.
Da ultimo, l’idea della famiglia come ‘soggetto’ alimenta un filone di ricerca che negli anni è andato assumendo proporzioni sempre più rilevanti (Lindlof, 1987; Lull, 1990; Mancini, 1991; Casetti, 1995). Il principio sotteso alle ricerche che si inscrivono in questo ambito è che la famiglia, come rete complessa di relazioni, sia interne (le relazioni tra i membri del nucleo), sia esterne (il rapporto tra famiglia e contesto lavorativo, scolastico, istituzionale...), funziona da filtro rispetto ai messaggi prodotti e diffusi dagli apparati di comunicazione di massa.
In questo filone sono riconoscibili almeno due grossi indirizzi di ricerca. Il primo analizza le connessioni tra l’identità sociale del nucleo domestico (status, livello culturale, grado di conflittualità interna...) e il suo modo di porsi rispetto al video (Acquaviva, 1980; Donati, 1991). I contributi che si inscrivono in questo filone istituiscono cioè una serie di relazioni, per esempio, tra l’estrazione sociale della famiglia e la scelta di determinati media o tra lo stato di ‘salute’ della famiglia, cioè il grado di conflittualità esistente tra i suoi componenti, e certi usi degli strumenti di comunicazione di massa.
Il secondo filone di indagine è caratterizzato dalla messa a fuoco della complessità delle relazioni interne alla famiglia e del loro ruolo nel definire le modalità e gli esiti del consumo. Si tratta di un indirizzo di studi più recente e che in Italia conta ancora un numero esiguo di contributi (Casetti, 1995). L’interesse è centrato sulle dinamiche (ruoli, forme di comunicazione, meccanismi di patteggiamento...) che si attivano all’interno del nucleo domestico e che, tesi di fondo di questi studi, si riflettono specularmente sulla gestione dei media. Le modalità del consumo non dipendono dal profilo socio-demografico della famiglia, ma dalla configurazione relazionale e dalle interazioni che si attivano tra i suoi membri. Viene così capovolto l’assunto a cui si ispira il primo filone di studi: famiglia appartenenti alle stesse classi sociali possono infatti esibire comportamenti dissimili e rapportarsi diversamente ai mass media; così come, viceversa, nuclei familiari separati lungo la scala sociale possono presentare comportamenti di fruizione simili.
Il rapporto tra mass media e famiglia si configura qui come un’interazione complessa che vede la famiglia impegnata a contrattare il tempo e l’attenzione da tributare ai media e a metabolizzare i loro messaggi trasformandoli in risorse (di conoscenza, di evasione, di relazione) da investire e spendere nella vita quotidiana.
L’attivazione di questo secondo filone di ricerca (negli anni Ottanta negli Stati Uniti e in Inghilterra, nei primi anni Novanta in Italia) segna il completamento della svolta ‘interpretativa’. Dal punto di vista teorico, infatti, l’attenzione passa interamente dalla valutazione degli effetti, all’analisi delle interazioni che si attivano tra famiglia e media. Parallelamente, al concetto di consumo come trasmissione lineare di informazioni dall’emittente al destinatario, si sostituisce quello di consumo come insieme complesso di pratiche interpretative che oltrepassa il momento della fruizione e si estende a tutte le attività in cui la famiglia è quotidianamente impegnata.
3. Ricerca aperta
Per quanto l’articolazione dei tre fronti di ricerca abbia reso disponibile un considerevole volume di dati, sui rapporti tra famiglia e mass media permangono molti interrogativi, alcuni dovuti alla complessità dell’oggetto, altri ai tanti luoghi comuni che circolano sull’argomento e che rallentano il dibattito (il più diffuso è la pervicace convinzione dell’incapacità della famiglia di arginare l’irruenza dei mass media) (Effetti dei media). I tempi e i luoghi di intervento della televisione nella vita domestica, l’efficacia delle strategie ‘difensive’ attivate dalla famiglia, le modalità di conversione delle proposte mediali in risorse e la loro concreta spendibilità nelle routine quotidiane, i rapporti tra reti sociali estese, reti familiari e uso dei media restano tutte questioni aperte.Questo non impedisce che di recente la ricerca sui mass media abbia in parte abbandonato il tema della famiglia privilegiando altri contesti di indagine. L’interesse per i fenomeni di globalizzazione e per le complesse problematiche a essi connesse (la colonizzazione culturale, la perdita di identità, la formazione di ibridi) induce infatti a spostare l’asse della riflessione dalla famiglia alla comunità, all’etnia, alla nazione, rafforzando in questo modo la tendenza già denunciata in apertura a estendere le unità di analisi e a lavorare su segmenti sociali progressivamente più ampi e complessi.
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Fanchi Maria Grazia , Famiglia e mass media, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
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